

La riflessione sulla sostenibilità oggi è più che mai attuale. Tocca numerosissimi ambiti, dalla scienza, alla geopolitica, dalla biologia all’astrofisica, per arrivare anche ad architettura e design. C’è bisogno di un cambiamento consapevole e radicale di rotta. Ce ne accorgiamo tutti. Ci vorrebbe più “empatia” con l’ambiente in generale e nuove forme di adattamento e intervento, in un pianeta che chiede di essere ascoltato.
Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo? Un buon punto di partenza potrebbe essere il sostegno di un design amico dell’ambiente. E cosa può fare il design per essere sostenibile?
Le risposte, coinvolgono scenari complessi. La buona notizia è che alcuni principi base green sono oggi ritenuti fondamento per la realizzazione di prodotti di qualità. Basti pensare all’impiego di materiali riutilizzabili, biodegradabili e riciclabili. All’eliminazione di sostanze tossiche. Alla progettazione di oggetti pensati per durare nel tempo. E questo rendendo l’oggetto smontabile, riparabile, resistente. Ovviamente per parlare di design sostenibile non basta considerare il prodotto. Va reso virtuoso anche tutto ciò che sta intorno ad esso. Il processo produttivo, l’impatto della produzione sulla natura, l’affidabilità dell’azienda.
Il design sostenibile si potrebbe definire oggi il risultato del miglior compromesso fra criteri ambientali e tecnico-economici, sulla base della valutazione degli impatti sull’ecosistema e sulla scelta di materiali, forme e strutture.
Riuso e riciclo, montaggio-smontaggio, auto-costruzione, uso di energie pulite e rinnovabili, riduzione delle emissioni nocive, materiali green, analisi, certificazione e de-materializzazione del prodotto-servizio. Sono queste alcune parole chiave per un design sostenibile e consapevole. La stessa Associazione per il disegno industriale (ADI) si auspica che si arrivi presto (data la complessità nello stilare normative generali) a un “bollino di garanzia” universale per il design, che garantisca il rispetto dei parametri della sostenibilità a tutela delle scelte del consumatore.
L’importante è mantenere sempre vivi dibattito, impegno e ricerca. Ha chiuso da poco a Milano un’importante mostra evento, che si è prefissata esattamente questo scopo: lanciare una sfida ai designer di tutto il mondo per riflettere su sostenibilità e futuro del pianeta. La mostra dal titolo Broken Nature: Design Takes on Human Survival, presso la XXII Esposizione della Triennale, è stata curata da Paola Antonelli. Partendo dalla riflessione su una natura sofferente, “interrotta” (Broken Nature) è stato chiesto ai designer di lavorare per generare un design “ricostituente” capace di offrire “grandi speranze” all’umanità (Design Takes on Human Survival). Il focus si è quindi allargato, andando a toccare molteplici questioni urgenti come l’acqua, la plastica, le materie prime e l’alimentazione, i sistemi complessi, la convivenza delle specie, natura e tecnica, le migrazioni di popoli, i confini… Fino all’auspicio di una ritrovata sinergia tra ecosistemi.
Il design e l’uomo insieme, possono fare ancora molto. Per esempio, prendendo a modello la natura. È quello che ha proposto il neuro-biologo vegetale Stefano Mancuso, nella spettacolare sezione della mostra “Nazione delle Piante”, da lui curata, in linea con le sue ricerche. Le piante, abitanti della Terra da prima dell’uomo, hanno saputo adattarsi ai cambiamenti, elaborando soluzioni efficienti, creative e non aggressive nei confronti dell’ecosistema. Vale la pena studiarle con un sguardo positivo nuovo, creativo e futuribile: ci vuole l’occhio del designer.
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