Maria Quinz

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La montagna: identikit di un’antagonista
Pubblicato su Moreness, gennaio 2020

L’alpinismo è l’arte di percorrere le montagne affrontando i massimi pericoli con la massima prudenza. Viene qui chiamata arte la realizzazione di un sapere in un’azione. (Renè Daumal)

Se diamo per acquisito che l’uomo sia l’attore principale dei film di montagna, la vitalità dei paesaggi di roccia, non può che mirare a contendersi l’attenzione sullo schermo, in qualità di antagonista. L’antagonista è, per definizione, un personaggio, non necessariamente umano, che, nella narrazione, si contrappone al protagonista. In modo dichiarato o malcelato, la montagna si presenta come un’attrice di talento, dotata di una personalità vitalistica e complessa.

Il carattere magnetico dei suoi paesaggi assoluti, spinge l’uomo a sfidarla; a tentare di domare la sua selvatichezza, tra tensione estatica e gusto della sfida. I tratti caratteriali del personaggio-montagna sono molteplici. Sfaccettata e tagliente come pareti a strapiombo sull’abisso. Sfuggente e liquida come nevai. Invitante come forcelle, aperte su visioni interdette. Imperturbabile, come vette cristalline. Minacciosa, come nuvolaglia nera, appostata tra le rocce.

Per arrivare a “percepirne l’essenza”, l’uomo deve affrontarla fino in fondo, nelle sue profondità, cioè puntando alla vetta. La montagna sa come mettere alla prova l’ingegno e la fisicità dell’uomo, che anela a superare i propri limiti, attraverso l’arte dell’alpinismo. Bisogna che l’uomo sia pronto a salire in alto, ma anche a ridiscendere a valle, in un percorso inverso, a ritroso, ma differente. E questo per via di un mutamento esistenziale e spirituale, oltre che contingente, a cui la montagna lo sottopone.

Tali smottamenti dell’anima, oltre che del corpo, hanno stimolato, da sempre, la creatività di quei registi che hanno voluto restituirci l’essenza del confronto: tra attaccamento e desiderio di fuga; idillio e minaccia; amore e morte. Capaci di formare l’immaginario, alcuni film di montagna – dai Bergfilmen di Luis Trenker, ai documentari alpinistici e non solo – hanno cercato di interrogarsi, meglio di altre arti e al pari forse soltanto della letteratura, sulla “Gesthaltung” di una personalità tanto dirompente, in sempiterna antitesi con la natura umana.

Estratto da Moreness, Issue 01, APPUNTI DI CINEMA E MONTAGNA – Carnet di suggestioni (visive e immaginifiche) tra finzione e realtà.

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